La metodologia dell’Apprendimento Capovolto trova un importante alleato nella sinergia col fenomeno globale, sempre più diffuso, delle OER, le Open Educational Resources o contenuti educativi aperti, e dei MOOC, i Massive Online Open Courses o corsi aperti online su larga scala. La cultura "open", nelle diverse accezioni che il termine acquista a seconda del contesto (gratuito, accessibile a tutti, gestibile in autonomia, flessibile, innovativo nella fruizione, riusabile, di pubblico dominio etc.), sta modificando radicalmente il modo di fare formazione in tutto il mondo, nei suoi aspetti formali e non-formali. In passato l’acquisizione di contenuti didattici e la certificazione della stessa con l’acquisizione del relativo titolo erano strettamente interconnessi reciprocamente. Oggi questo non è più necessariamente vero dal momento che sempre più grandi e prestigiose organizzazioni internazionali mettono a disposizione gratuitamente una grandissima quantità di contenuti (open content) di alta qualità, la cui fruizione individuale può avvenire anche a prescindere dalla certificazione e validazione dell’apprendimento. L’utilizzo di queste fonti a supporto dell’Apprendimento Capovolto assicura da un lato l’elevata qualità dei materiali e dall’altro lato rappresenta una risposta al problema della validazione dell’esperienza teorica acquisita.
Nel concetto di open content rientra il sempre più vasto archivio digitale di contenuti online distribuiti con licenza che permette agli utenti di mettere in atto completamente le attività delle 4R: reuse, revise, remix, redistribute (http://www.opencontent.org/definition). Nel momento in cui per l’utente vengono introdotte restrizioni o requisiti che limitano le 4R, si realizza una apertura solo parziale. Nel 2002 l’Unesco ha riconosciuto una specificità all’open content utilizzato nel campo della formazione e ha coniato l’espressione Open Educational Resources. Nel campo della formazione, contenuti open come moduli, corsi, Learning Object, libri, articoli, enciclopedie, immagini, video etc. rendono possibile un processo di condivisione e di costruzione di conoscenza a molti livelli, dal momento che possono essere usati da chiunque, adattati o modificati e condivisi nuovamente, in un ciclo infinito di arricchimento e miglioramento. Il concetto di OER, però, non coincide semplicemente con quello di contenuti aperti utilizzati a fini formativi, ma include anche strumenti per la creazione e per la gestione dei contenuti (es. software di sviluppo, Learning Management System) e altre risorse per l’implementazione (es. principi di progettazione, licenze) (OECD, 2007). La sempre più ampia disponibilità di OER nel web offre grandi opportunità per rinnovare la didattica in presenza e sperimentare nuove forme didattiche, che ottimizzano i tempi, aumentano il livello di interazione con il docente e la collaborazione tra discenti in aula. L’accesso a costi bassi ai mezzi di produzione elementari può incentivare i docenti a proporsi come autori di contenuti (ad esempio con e-book didattici).
Le OER, organizzate in corsi, strutturate per argomenti e rese disponibili come una serie di lezioni, vengono dette OpenCourseWare. Spesso sono incluse in un piano didattico, corredate quasi sempre da strumenti di valutazione, talvolta anche da dimostrazioni interattive, tutorial, manuali, appunti. Gli OpenCourseWare, però in genere non danno diritto a titoli di studio riconosciuti e non forniscono molte possibilità di interazione né con i docenti né tra gli studenti.
Invece tutto ciò accade nei corsi che rientrano nel formato MOOC, che un vero fenomeno esploso in brevissimo tempo nell’ambito dell’open education: dal primo corso del MIT "Connectivism and Content Knowledge" nel 2008, il fenomeno è cresciuto esponenzialmente tra il 2011 e il 2012, catalizzando l’attenzione non soltanto degli operatori del settore ma anche dei media come fenomeno di costume, degli investitori come settore di nuovo business, delle aziende come nuova fonte per migliori analisi di mercato (Menichetti, 2014).
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