I QUATTRO PILASTRI - APPRENDIMENTO CAPOVOLTO

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I QUATTRO PILASTRI

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L’Apprendimento Capovolto implica che nella pratica educativa e formativa siano incorporati i seguenti quattro pilastri le cui iniziali compongono l’acronimo FLIP:

Ambiente di apprendimento flessibile (Flexible Environment) ;
Sviluppo di una cultura dell’apprendimento (Learning Culture) ;
Contenuti fatti apposta (Intentional Content)
Educatori professionali (Professional Educator)


a) Ambiente di apprendimento flessibile

Superare la lezione frontale come modalità prevalente di insegnare attraverso l’Apprendimento Capovolto, permette al docente di reinventare l’organizzazione dello spazio e del tempo in aula, riprogettandoli in direzione di una maggiore flessibilità, che risponda al bisogno di creare relazioni individualizzate e forme di comunicazione personalizzate, come di accelerare o rallentare il ritmo delle attività a seconda delle esigenze degli studenti. Questi, infatti, devono avere spazio e tempo per interagire e riflettere sul proprio apprendimento, ferma restando l’importanza del ruolo di supervisione del docente, il bisogno di una osservazione quanto mai attenta da parte sua delle dinamiche innescate ed il monitoraggio pressoché ininterrotto delle attività proposte, con interventi ad hoc a risolvere dubbi e abbattere ostacoli, perché flessibilità non faccia rima con anarchia e caos.
Lo spazio è un elemento costitutivo della formazione del pensiero: come tutti i segni che presuppongono esistenza, volontà e intelligenza, è una forma di linguaggio, è comunicazione. Secondo Loris Malaguzzi, padre del modello delle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia, l’ambiente dell’aula è il "terzo insegnante". La cattedra da cui il docente distilla il sapere agli studenti seduti in posti fissi deve essere sostituita dall’Aula 3.0, un nuovo spazio d’interazione, policentrico e collaborativo, con banchi modulari e arredi leggeri per cambiare continuamente la disposizione, con postazioni web e video per ricercare e condividere i materiali, ma in cui siano presenti anche spazi per lo studio individuale. L’Aula 3.0 favorisce l’apprendimento attivo, la connessione di intelligenze e la collaborazione, ed anche l’inclusione delle diversità e la valorizzazione di intelligenze diversificate.
La ri-strutturazione degli spazi di apprendimento può trarre ispirazione dai modelli del Future Classroom Lab di European Schoolnet (http://fcl.eun.org/) e del TEAL (Technology Enabled Active Learning) del Mit di Boston (http://icampus.mit.edu/projects/teal/).
Accanto allo spazio, anche l’organizzazione classicamente "ingessata" del tempo in aula ha bisogno di essere rinnovata. In primo luogo, si deve ritarare la pesante sfasatura tra tempo di insegnamento e tempo di apprendimento. Il primo è rigido e vincolato da un complicato insieme di regole formali, limiti materiali e organizzativi, abitudini e obblighi della vita sociale. Il secondo è fortemente variabile a seconda di contenuti insegnati, delle metodologie e pratiche didattiche adottate e della diversità dei discenti. L’obiettivo è tentare di conciliarli e per farlo è necessario l’insegnamento della flessibilità necessaria a venire incontro alle diversità individuali.
Nell’Apprendimento Capovolto i docenti riprogettano l’aula, organizzando per i propri discenti una serie di attività didattiche che siano di maggiore valore educativo e più coinvolgenti rispetto all’ascolto passivo di una lezione, e che derivino dall’applicazione pratica, dalla sperimentazione e dall’approfondimento dei concetti appresi a casa nelle video-lezioni.
I docenti inoltre ammettono ritardi nelle consegne, hanno una maggiore flessibilità nelle scadenze per i compiti assegnati e accordano agli studenti la possibilità di apprendere e di conseguenza essere valutati in modi diversi ed alternativi rispetto ai metodi tradizionali.

b) Sviluppo di una cultura dell’apprendimento
A differenza dell’approccio tradizionale della didattica face-to-face centrata sul docente come fonte primaria del sapere che propina lezioni spesso indigeste, l’Apprendimento Capovolto chiama il discente a un apprendimento più consapevole e responsabile finalizzato alla crescita, lo invita a voler apprendere per sviluppare le proprie conoscenze e competenze, lo incoraggia rispetto al fatto di poter apprendere grazie al sostegno del docente e dei pari e lo stimola a sentirsi il protagonista nella costruzione del sapere. L’Apprendimento Capovolto consegna a ciascun discente il controllo del proprio percorso di apprendimento, nel rispetto da un lato del programma e delle direttive del docente e dall’altro degli interessi e delle aspirazioni individuali. Sviluppare una cultura dell’apprendimento in aula significa promuovere il saper fare, lo sviluppo culturale trasversale e la condivisione delle conoscenze, senza esclusioni.
I discenti partecipano alla realizzazione e all’arricchimento del proprio personale processo conoscitivo, attraverso il feedback preciso e puntuale del docente ed il confronto collaborativo con i pari sui diversi temi e argomenti affrontati. I discenti imparano anche a valutare il proprio apprendimento, il tutto secondo le modalità di volta in volta più significative per ciascuno di essi.

c) Contenuti fatti apposta
Quali strategie il docente può mettere in campo per aiutare gli studenti a sviluppare una efficace comprensione dei concetti e di conseguenza una elevata scioltezza nello svolgere i compiti e le attività pratiche assegnate?
Nell’Apprendimento Capovolto, il primo passo consiste nella progettazione e realizzazione o raccolta dei materiali didattici che i discenti devono fruire a casa da soli. Il docente individua i contenuti basilari e le priorità concettuali su cui è importante che i discenti ricevano istruzioni dirette e, invece che illustrarli a lezione, li consegna sotto forma di video-lezioni o altri materiali didattici in formato digitale, accessibili a tutti e che tengano conto delle esigenze di tutti i discenti.
Dopo aver preregistrato e spostato a casa il discorso della lezione, i docenti si ritrovano a dover riprogettare il tempo in aula che resta libero di conseguenza, organizzando una serie di attività  di maggiore valore educativo e anche più coinvolgenti per i discenti.
I discenti, da parte loro, traggono enorme vantaggio dalla fruizione dei contenuti appositamente creati o predisposti per loro dal docente (video-lezioni etc.), sia perché a casa o in azienda poter stoppare il docente mentre parla per prendere meglio appunti o capire meglio e farlo ripartire tutte le volte che serve e rivedere l’intera lezione più volte per ripassare quanto appreso è un lusso che in una lezione in presenza non è concesso, sia perché nel momento in cui in aula devono porre domande significative sull’argomento possono chiedere chiarimenti. Le domande degli studenti sui contenuti fruiti hanno il duplice vantaggio di fornire allo studente un feedback preciso rispetto ai suoi dubbi e dunque più efficace e al docente uno strumento di valutazione della qualità e dell’efficacia didattica del materiale prodotto/proposto.

d) Educatori professionali
Il docente da semplice trasmettitore delle informazioni può diventare ricercatore, professionista che riflettendo sul proprio modo di insegnare migliora la sua qualità professionale, che si impegna, utilizzando ciò che sa, per impostare nuove ricerche, fatte insieme con i propri alunni.
L’impostazione del docente come ricercatore, come professionista riflessivo (A.D.Schön 1993) ha una lunga tradizione. C. Freinet fin dagli anni ’30 aveva provocatoriamente eliminato i libri di testo ufficiali e cominciato a costruire insieme ai propri alunni i propri libri di testo, costituiti da ricerche fatte insieme. Il filone è stato approfondito in Italia da Mario Lodi (1974) che nel libro "Insieme" descrive il lavoro raccolto accuratamente dai propri alunni giorno per giorno. È un esempio di superamento della didattica frontale e di un modello di insegnante, che insieme ai propri alunni, diventa ricercatore.
Del resto le tecnologie, pur indispensabili, da sole non bastano per migliorare l’apprendimento: il ruolo dell’insegnante resta fondamentale e deve evolversi. Solo il docente può integrare proficuamente le tecnologie digitali e gli stili di apprendimento degli studenti (OCSE, 2012).
Nell’Apprendimento Capovolto il ruolo del docente acquista come stiamo vedendo maggiore responsabilità ed importanza rispetto alla lezione tradizionale e diviene tanto più decisivo, quanto meno di fatto sembra essere al centro dell’attenzione in aula.
Il docente deve:
progettare e creare i materiali didattici digitali sui contenuti da fruire a casa;
riprogrammare e ristrutturare le attività da svolgere in aula con i discenti privilegiando pratiche di apprendimento attivo;
monitorare continuamente il lavoro svolto dagli studenti ed essere disponibile per ogni richiesta, fornendo in tempo reale feedback efficaci a superare ostacoli o chiarire dubbi insorti nei singoli, nei piccoli gruppi di lavoro o livello di intera classe;
attraverso l'osservazione e la registrazione dei dati, riuscire a valutare l’efficacia dell’attività formativa svolta in aula, anche in vista di miglioramenti futuri.
Un momento importante per l’educatore nel quadro dell’Apprendimento Capovolto è la riflessione sui risultati della propria pratica didattica e la capacità di confrontarsi con i colleghi e di accettare le critiche costruttive. La collaborazione e lo scambio con i colleghi è un elemento indispensabile per trasformare in un’ottica migliorativa l’efficacia del proprio modo di insegnare.
Solo apparentemente, quindi, l’educatore perde il ruolo di primo piano in aula. In realtà, invece, egli resta e diviene sempre più l’ingrediente essenziale che rende possibile l’apprendimento ed efficace la didattica.



 
 
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